Riuscite a navigare su internet?

Vi ricordate l’articolo in cui, qualche mese fa, vi dicevo che il 9 luglio (cioè oggi) si sarebbe “spento” internet? Molto bene, oggi è il 9 luglio e se state leggendo queste righe significa che l’apocalisse annunciato da alcuni organi di stampa nei giorni scorsi (sì, gli organi di stampa ci sono arrivati circa l’altroieri a questa notizia, io ve l’avevo anticipata da mesi) non è stato poi così fastidioso, come avevo pronosticato io (e tutti quelli che scrivono a ragion veduta).

Togliete la password al Wi-Fi, ma con giudizio

Purtroppo nella giornata di oggi sto leggendo di forti scosse di terremoto in Emilia. Di nuovo, come una settimana fa.

Ovviamente il mio pensiero va a tutte le persone che sono coinvolte nel sisma e che hanno subito danni o perdite di qualche genere.

Ma ora parliamo di informatica.

Sta girando sul web un appello che invita le persone nelle zone colpite dal sisma a togliere la protezione via password alla propria rete wi-fi, in modo da facilitare le comunicazioni con parenti lontani, visto che le reti cellulari sono cadute oppure sono sovraccariche.

Io non vi sto dicendo di farlo oppure di non farlo, fate come vi pare, ma vorrei farvi notare una questione di sicurezza informatica.

Per disabilitare la protezione della rete wi-fi bisogna mettere mano alla configurazione del router e La Repubblica ha pubblicato addirittura una guida per farlo a questo indirizzo: http://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/29/news/istruzioni_per_aprire_wi_fi_per_comunicazioni-36130780/?rss&utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

Avete letto? Le informazioni sono molto, molto generiche. Ma si sta parlando di impostazioni del router, quindi di avere, in un modo o nell’altro, delle credenziali di accesso per la configurazione dell’apparecchio.

Se siete tra le persone che hanno ancora i parametri di default, vi consiglio vivamente di modificarli, a maggior ragione se deciderete di aprire la vostra rete ai vostri vicini. Qualcuno potrebbe, una volta connesso alla vostra rete, cambiare la configurazione del router al posto vostro e, paradossalmente, inserire una password a suo piacimento e “buttarvi fuori” dalla vostra rete wi-fi.

Sì, lo so che basterebbe, nel caso, resettare il router, ma perché rischiare?

Ricordate, inoltre, che in una rete wi-fi è molto facile (direi quasi banale) intercettare le informazioni che “viaggiano” all’interno della rete, quindi qualcuno potrebbe impossessarsi delle vostre chiavi di accesso ai veri siti internet.

Insomma, tenete bene a mente che togliere la password alla propria rete wi-fi è un po’ come aprire la porta di casa propria. Può essere giusto nel momento in cui c’è da aiutare qualcuno in difficoltà, ma sempre facendo bene attenzione a chi entra in casa propria e a cosa fa.

Quindi, se deciderete di dare una mano, fatelo pure, ma con attenzione a certe cose!

Giacomo Poretti – Toglietemi tutto, ma non la password per i miei ricordi

Oggi vi voglio proporre un testo di Giacomo Poretti (il Giacomo di Aldo, Giovanni e Giacomo) apparso sul sito web de “La Stampa” oggi, in cui propone qualche riflessione su come viene vissuta la letteratura tramite internet e, in generale, i nuovi mezzi di comunicazione.

Mi scuso per la brutalità del copia e incolla, ma non sono sicuro di riuscire a ritrovarlo in futuro, non sapendo come viene gestito il sito de La Stampa. Il link (finché funziona) è questo per la versione scritta, invece qui potete trovare il video in cui Giacomo recita il brano.

Forse perché non ne hanno mai letto uno, forse perché volevano riscattarsi tramite i figli, forse perché intuivano che tra quelle pagine, a loro impedite, vi erano storie straordinarie. Per il regalo della quinta elementare non hanno atteso il Natale: il giorno del mio compleanno si presentarono con un pacco gigantesco avvolto da una carta marrone. La carta si cercava di non romperla perché sarebbe servita per altri compleanni, quindi con cautela sciolsi il nastrino rosso e rimasi paralizzato dallo stupore nel constatare che mi avevano regalato «La Divina Commedia» illustrata da Gustave Doré, ovviamente era una copia anastatica. Dopo qualche secondo di silenzio mia madre disse: «Non ti piace? è bellissimo sai, papà lo ha comperato a rate». Un librone di 6 chili e mezzo pagabile in 24 rate mensili di 1000 lire l’una. Dico subito che non ho niente da opporre seriamente a Internet e al suo mondo, se non la nostalgia. È per questo motivo che non ce la farò mai a leggere un libro su un tablet, che per me è come far l’amore con una bambola di plastica. Una volta mi è capitata un’esperienza curiosa: tutti i miei amici mi dicevano che Twitter è fantastico, che ti fa sentire vicino a chiunque nel mondo e che ci puoi fare cose incredibili tipo che c’era uno scrittore che aveva deciso di pubblicare un suo racconto nella speranza di essere letto in tutto il Pianeta. Io ho scaricato l’applicazione di Twitter e ho provato a seguire l’esperimento. Sei frasi da 140 caratteri al giorno: dopo tre giorni il protagonista non aveva ancora finito di lavarsi i denti… Mi sono rotto le palle. Ho chiesto a un amico cosa era successo dopo due settimane, mi ha detto che il protagonista si stava annodando la cravatta e che se tutto andava bene per Ferragosto sarebbe uscito di casa! L’epoca moderna consente a noi abitatori della Storia di usufruire di miracoli tecnologici che a volte ci autorizzano perfino a dubitare della necessità di Dio. Il compiersi prepotente e affascinante della tecnologia sta modificando dentro di noi la percezione di chi siamo e di cosa ci sentiamo in diritto di provare. Una volta acquistavamo una macchina fotografica, spesso ci veniva regalata il giorno della Cresima, si mettevano da parte i soldi per i rullini e poi si portavano le foto a stampare: un terzo erano da buttare, ma le altre le si incorniciava, le si metteva nell’album con il quale si sfinivano gli amici fino a tarda notte; oppure dolcemente ci si immalinconiva nelle sere di inverno, ogni pagina che si voltava si era più grandi di qualche anno, in genere con 8-9 pagine si passava dall’asilo fino a quando si diventava papà.

Un centinaio di foto per sintetizzare trenta, quarant’anni di vita. Ora nei nostri computer immagazziniamo 18.756 foto, tradotti in giga byte: 122! Vi ricordo che i primi pc portatili avevano un hard disk di 20, 30 giga al massimo. Se una volta per vedere l’album di un amico ci si rovinava una serata intera, e calcolando che un album contenesse poco più di un centinaio di foto, significa che per vedere tutta la collezione su iPhoto di 18.756 foto dovremmo romperci le balle per 187 giorni: tutto l’autunno e tutto l’inverno! È per questo che le foto sui computer non le guarda più nessuno: si scatta come degli invasati con i cellulari, con le macchine compatte, con gli iPad, si scaricano sul Pc e poi ci si vanta con gli amici. Non si dice: «Sono stato in India e ho fotografato il Taj Mahal all’alba», ma: «Ho fatto un viaggio con un last minute e ho portato a casa 80 giga di immagini, vuoi venire a vederle mentre ci mangiamo un sashimi da asporto?». «Verrei volentieri ma stasera devo importare tutta la mia libreria di musica sull’iPhone: 3672 brani, 64 giga, 28 giorni di ascolto!». Una volta si conoscevano a memoria le parole delle canzoni di tutto un Lp, ora non sappiamo nemmeno chi canta perché usando il random è il «device» che decide cosa ascoltare. Rischiamo di non avere più la foto del cuore che ingiallisce e si piega insieme a noi, rischiamo di non amare più nessun cantante, confusi e ammassati dentro agli hard disk di un terabyte. Convinti come siamo di poter possedere tutto, di conoscere tutto, in realtà accumuliamo tutto, con il terrore che nessun cantante possa sfuggire alle nostre playlist, che ogni momento della vita possa essere fotografato e immagazzinato. L’importante è archiviarlo, backupparlo, duplicarlo, masterizzarlo. Vedere o ascoltare è secondario. Dicono che questa sia l’epoca della privacy e della sicurezza. Per me questa è l’epoca del terrore di dimenticare la password. Quando ci inventiamo una password il sistema ti dice il grado di sicurezza, in genere ti suggeriscono almeno dieci caratteri, qualche carattere maiuscolo, un segno di punteggiatura. La mia è più lunga di un messaggio Twitter: 143 caratteri, massima sicurezza per il sistema ma impossibile da ricordare, e allora bisogna scriverla su un quadernetto segreto. Ognuno si sbizzarrisce nel modo più originale possibile per ingannare l’eventuale ladro o hacker che verrà in possesso del nostro quadernetto, che normalmente mettiamo nel frigorifero avvolto nella carta del salame assieme ai gioielli di famiglia. C’è chi scrive un nome inventato di una persona, e poi accanto un finto prefisso telefonico e a seguire la password vera, sgamabilissima perché non c’è nessuna compagnia telefonica che ti assegni un’utenza con 23 numeri. Poi ci sono quelli che mettono le date di nascita della moglie e dei figli, e nonostante ciò si dimenticano poi di fare il regalo di compleanno alla moglie. Infine ci sono quelli più fantasiosi che usano i loro miti sportivi: è probabile che la password del direttore Calabresi sia «Terza stella», quella del vicedirettore Gramellini sia «Abbasso la Rubentus» e che Gianni Riotta abbia scelto «22 05 2010 Triplete». Ho sentito un conduttore radiofonico congedarsi con i suoi ascoltatori in questo modo: «Ci risentiamo domani mattina, ma nell’attesa potete seguirmi su Facebook, scrivermi una mail all’indirizzo tal dei tali, cinguettare con Twitter e se mi avete perso mi potete riascoltare con un podcast, e se vi manco proprio tanto tanto mi trovate su YouTube». E poi che fai? Andiamo in vacanza insieme? Ma scusate qui si rischia che se ascolti una canzone alla radio finisce che ti sposi il conduttore! Fate attenzione a dove vi sintonizzate.

La stessa cosa vale per il cibo, la cucina: vorremmo aver assaggiato tutto, mangiato di tutto, cinese, giapponese, messicano, africano, mongolo, toscano, francese, emiliano; per non parlare delle vertiginose elaborazioni dei cuochi a 2 o 3 stelle Michelin, dove si arriva al miracolo della cuisine molecolier: non substance ma nuance! Proposta: e se per una mezza giornata ci comprassimo una michetta ancora calda e aggiungessimo due fette di salame; da bere, rigorosamente una bonarda dell’Oltrepò, poi uno sceglie una canzone a piacere ( io «Have I Told You Lately That I Love You»di Van Morrison), poi mettiamo una foto dei nostri nonni appoggiata alla bottiglia e iniziamo a porci queste domande: Come si fa una michetta? Con che farina? Come si fa a farla con quella forma? E il salame quanto ci vuole perché sia commestibile? E Van Morrison a chi avrà dedicato quella canzone, per chi si sarà sentito lo scrupolo di domandarsi «se ultimamente le aveva detto che l’amava»? Infine i nonni della foto ci aiuteranno forse a non essere così in ansia se al prossimo compleanno il display dello smartphone ci dirà «Memoria piena, non è possibile scattare altre foto», perché loro, i nonni, le foto del loro compleanno non le hanno mai avute.

Attenzione! Il 9 luglio si spegnerà internet!

Paura eh?

Questa è la notizia che sta circolando da un po’ di giorni sui vari social network e su internet in generale. Cosa capiterà il 9 di luglio? Un bel niente, almeno per molti di voi.

Ci sono in realtà circa 100mila computer che potrebbero avere effettivamente qualche problema a navigare su internet, vediamo il perché.

Tempo fa aveva iniziato a circolare un malware il cui scopo era di andare a modificare le impostazioni del computer riguardo ai server DNS, che sono i responsabili dell’associazione dei “nomi” dei siti internet con i rispettivi indirizzi IP. In soldoni, questi server ci permettono di digitare http://www.facebook.com al posto di 69.171.247.80 nella barra degli indirizzi. Grandissima invenzione resasi necessaria nel momento in cui i siti internet erano diventati abbastanza numerosi da rendere difficoltosa l’associazione mnemonica di un certo numero a un certo sito internet.

Questo malware modificava, appunto, le impostazioni dei DNS in modo che, per qualsiasi sito internet, si veniva indirizzati verso una pagina dal contenuto ostile.

la faccenda è stata scoperta dall’FBI che ha sostituito l’infrastruttura malevola con un DNS “normale”, in modo che le persone infette potessero continuare a navigare senza problemi. Questa “pezza” messa su dall’FBI, però, il 9 luglio smetterà di funzionare, quindi chi dovesse essere ancora infetto avrà problemi a navigare.

Potrete trovare tutte le informazioni per controllare se siete infetti e, nel caso, su come riparare il danno su http://www.dcwg.org.

Mi prendi in giro?

Chi mi segue sui social network (se non lo fate potete incominciare cliccando sui bottoni qui a destra) avrà sicuramente letto i miei post di ieri sera. Per tutta la giornata di ieri sono rimasto senza connessione a casa, situazione parzialmente mitigata dal fatto che ho passato la mattinata all’università e buona parte del pomeriggio in giro per commissioni. Poco prima di cenare, però, ho deciso di chiamare l’assistenza del mio provider per verificare cosa stesse succedendo. Risponde un disco. Il disco parla in corsivo.

Per informazioni sulle linee mobili premere 1, per linee fisse premere 2. 2.

Per informazioni sulle nuove offerte premere 1, per informazioni sulle vecchie offerte premere 2, per segnalare un guasto premere 3. 3.

Per assistenza su questo numero premere 1, per assistenza su un altro numero premere 2. 1.

Adesso viene il bello.

Se non riuscite a telefonare premere 1, se non riuscite a connettervi premere 2. 2.

Ma come se non riuscite a telefonare? Ma se stiamo “parlando” al telefono dal mio telefono e te l’ho pure detto prima!

Sulla sua linea è in corso un disservizio che non le permette di connettersi, (ma se te l’ho detto io!) stiamo già lavorando per la soluzione del problema. Tututututu.

Ok, non sono riuscito a parlare con nessuno e il mio amico disco mi ha rigirato informazioni che io avevo appena dato a lui. Almeno adesso la mia linea funziona.