Miglior caricatore *veloce* e da viaggio per Apple Watch? Eccolo!

Apple Watch è migliorato molto dalla prima generazione ad oggi. Come tutti i prodotti “rivoluzionari” di Apple le prime versioni avevano pochissime features che con gli anni sono diventate sempre di più andando a settare nuovi standard nel settore.

Il problema di Apple Watch

Solo un problema rimane costante ancora oggi: la durata della batteria. Complice anche le dimensioni compatte del device, la batteria deve essere ricaricata molto spesso (tutti i giorni). Dalla serie 7 di Apple Watch è stata introdotta la ricarica veloce della batteria, in modo da poter raggiungere una percentuale di carica sufficiente in poco tempo, magari mentre ci si fa la doccia.

Un altro problema di Apple Watch (e, secondo me, di moltissimi altri prodotti Apple) è il caricabatterie fornito in confezione che non sempre è adatto a tutte le situazioni e i cavi “gommati” di Apple a me non sono mai piaciuti e mi hanno dato sempre dato una sensazione di fragilità estrema.

Il caricabatterie veloce fornito con Apple Watch 8 ha il cavo proprio di questo tipo. Come ovviare dunque?

Ho trovato un caricabatterie da viaggio per Apple Watch che supporta la carica rapida e non costa molto, ed è il caricabatterie compatto di Anker.

Esiste in due versioni con collegamento USB-A e con collegamento USB-C ed è esattamente il tipo di caricabatterie comodo da portare in viaggio oppure in borsa durante la giornata, nel caso si necessiti di una piccola carica extra durante il giorno.

Acquista la versione USB-A

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MacBook Air M1, la mia opinione

Eccoci al punto finalmente! Anche io parlo di quella che, secondo me, è stata una rivoluzione nel mondo del personal computer. E, come spesso è accaduto, questa rivoluzione l’ha messa in atto Apple.

Vi racconto qualcosa di questo tema sfruttando il fatto che da poco ho acquistato un MacBook Air M1. Sì sono uno di quelli che ha acquistato la versione M1 dopo l’uscita della versione M2 del MacBook Air.

Da tempi non sospetti la mia opinione era che nei piani di Apple ci fosse la produzione di SoC su architettura ARM per i propri computer e così è stato (anche se oramai questa notizia ha smesso di far scalpore visto che l’annuncio è stato dato a fine 2020 e siamo a metà 2022).

Ma come mai questi processori sono così rivoluzionari?

Come mai questa innovazione ha cambiato le carte in tavola? Più passa il tempo più i computer richiedevano di essere potenti, ma si era arrivati oramai da molti anni a un punto in cui le macchine portatili (ma anche quelle fisse in alcuni casi) non potevano utilizzare sempre la loro massima potenza per colpa del “caldo”. Più un processore lavora in maniera onerosa più genera calore, scaldando sé e le componenti elettroniche vicino a lui (avete mai provato a toccare in alcuni punti il vostro portatile quando state eseguendo task molti onerosi?). Però oltre una certa temperatura queste componenti non possono operare. Quindi spesso i computer, quando messi sotto stress, non riescono ad esprimere la loro massima potenza perché vengono “limitati” per evitare di raggiungere temperature eccessivamente alte e pericolose per tutta la macchina.

Un altro punto, collegato in qualche modo al precedente, è che la generazione di potenza di calcolo (e quindi calore) ha un prezzo: quello della corrente elettrica! Più potenza significa più consumo elettrico. E se per caso state utilizzando un portatile a batteria perché vi trovate in mobilità? Esatto, la potenza viene tagliata (ancora) per evitare un consumo repentino della batteria.

Eccoci arrivati al dunque: Apple ha cercato una maniera per aumentare le prestazioni senza aumentare (anzi diminuendo) il consumo energetico e quindi il calore generato e quindi la necessità di limitare la potenza espressa da tutto il sistema!

Ci è riuscita? Sì e pure parecchio bene. E ora arriviamo all’argomento del titolo di questo articolo, il MacBook Air M1 che è l’esempio perfetto di come e quanto questi processori M1 siano rivoluzionari.

Chi può usare il MacBook Air?

Da molti anni il laptop di ingresso nel mondo Apple è il MacBook Air (altra rivoluzione apportata da Apple uccidendo di fatto i netbook e dando vita alla categoria dei cosiddetti “ultrabook”). L’Air è da sempre stata la macchina per chi aveva bisogno di altissima portabilità, di una batteria di lunga durata scendendo spesso a compromessi in termini di prestazioni. Venivano addirittura proposte configurazioni con Intel i3 a oltre 1000 euro, se non è un compromesso questo fatemi voi un esempio. Proprio il suo form factor molto sottile rendeva una sfida non da poco la dissipazione del calore e infatti spesso questo è stato un problema per il laptop di casa Apple, chi utilizzava il portatile per scopi un po’ più onerosi rispetto ai classici task “da ufficio” doveva sicuramente andare su un modello della fascia Pro e lasciar da parte l’Air con la sua elevata portabilità.

Con l’avvento di M1 le carte in tavola sono cambiate totalmete! Il processore (anche se si dovrebbe parlare di SoC, ma non è questa la sede per entrare in queste questioni più tecniche) M1 nella sua configurazione base riesce a eseguire task anche piuttosto impegnativi (montaggio video, processamento audio e immagini, etc…) e soprattutto consuma (e scalda) pochissimo!

Dal punto di vista del consumo vi basti pensare che Apple dichiara 18 ore di autonomia della batteria in condizioni di utilizzo “standard”, altro che giornata lavorativa, ne abbiamo abbastanza per uno stakanovista e magari avanzerebbe un po’ di batteria anche a lui!

E le temperature? Beh, finalmente Apple ha potuto raggiungere il suo sogno mai troppo nascosto nel cassetto di produrre un portatile senza ventole di raffreddamento, perché non necessarie. Tanto vi basti per capire a che punto sono arrivati.

Ma quindi la tua opinione su questo MacBook?

Molto positiva! Utilizzo questa macchina da qualche giorno e ne sono pienamente soddisfatto!

Finalmente una persona come me che non usa questa macchina per lavorare, ma che si ritiene in ogni caso un utente avanzato ha un portatile piccolo, leggero, adatto alla vita di tutti i giorni, ma che lo riesce a supportare quando c’è bisogno di molta potenza di calcolo, per qualche progetto puntuale, non tutti i giorni, ma quando serve c’è.

Una nota dal punto di vista della portabilità: l’alimentatore è minuscolo (altro vantaggio dovuto ai bassi consumi generali della macchina) e può benissimo essere confuso con un caricabatterie da tablet, un vantaggio non da poco!

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Caricabatterie da auto: ho provato un altro modello UNBREAKcable

In un mio articolo di quasi un anno fa vi parali di questo marchio che è al momento il mio preferito in materia di cavi aftermarket. Non hanno molto assortimento (solo cavi per cellulare), ma sono sostanzialmente tutti cavi di qualità.

Nello stesso articolo vi parlai anche di uno dei loro caricabatterie da auto, accessorio molto intelligente con cavo lighting integrato a spirale, ma purtroppo non compatibile con la presa della mia automobile. Da acquistare cum grano salis.

Recentemente mi hanno inviato in prova un altro modello di caricabatterie da auto, questo è solo un adattatore per accendisigari con due prese USB: una USB-A con funzione di QuickCharge e una USB-C con power delivery. La potenza massima è di 20W. In questo caso il cavo lo dobbiamo aggiungere noi, utilizzando il nostro cavo preferito.

Questo nuovo accessorio si integra meglio con la presa della mia auto, se il precedente era di fatto inutilizzabile questo si riesce invece a tenere in sede. Non è però una promozione a pieni voti: anche questo modello risulta poco stabile e non incastrato perfettamente nell’alloggiamento dell'(ex) accendisigari. Non ne pregiudica la funzionalità, ma anche questo va acquistato magari da Amazon dove è possibile fare il reso senza problemi in caso il caricabatterie non rimanga in sede nella presa della nostra automobile.

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Beats Fit Pro: le Air Pods Pro “come dovrebbero essere”

Oggi vi voglio parlare di un acquisto che ho effettuato nei giorni scorsi, che avevo in programma già da diverse settimane: il nuovo modello di auricolari true wireless Beats Fit Pro.

Un nuovo standard di cuffie wireless

Era il 7 settembre 2016, quando Apple presentò le prime Air Pods. Un nuovo concetto di cuffiette wireless in cui i singoli auricolari non erano fisicamente collegati tra di loro. All’epoca ci furono fiumi di meme su quelle che potevano essere le criticità di tale sistema, prima fra tutte la facilità con cui si poteva veder cadere dall’orecchio un auricolare perdendolo inesorabilmente dentro un tombino, sotto alla ruota di un autobus o altre amenità. Oggi però sappiamo come è andata la storia: ancora una volta Apple ha segnato la via, rivoluzionato l’idea di un determinato prodotto e i competitor non hanno potuto fare altro che adeguarsi al nuovo standard.

I miei problemi con gli auricolari Apple

Il mio primo approccio con gli auricolari Apple fu oltre 10 anni fa quando il modello di cuffie fornito insieme agli iPod e agli iPhone erano le Apple Ear Pods (versione con microfono sul filo con gli iPhone, senza per gli iPod, ma erano sostanzialmente la stessa cuffia). Non ho mai amato questi auricolari (non ho mai fatto mistero di aver utilizzato nel tempo diversi marchi di auricolari, ma mai le Ear Pods, che giacevano inutilizzati nelle confezioni dei miei device) perché, nonostante fossero largamente riconosciuti come “comodissimi” e “perfetti per ogni tipo di orecchio” a me hanno sempre calzato molto molto male, cadendomi dalle orecchie ed essendo talmente laschi nel padiglione da degradare la già scadente qualità audio (parliamoci chiaro: da un driver di queste dimensioni non ci si può aspettare miracoli, qualunque sia il marchio o il modello di auricolare).

Le Air Pods

Arrivarono poi sul mercato le Air Pods. Rivoluzionarie. Soprattutto per la loro perfetta integrazione con l’ecosistema Apple. Diciamocelo chiaro e tondo: chi parla di altissima qualità audio per questo tipo di cuffiette non sa di cosa parla, per il motivo detto in chiusura del paragrafo precedente. Dunque la domanda viene spontanea? Perché pagare tutti questi soldi (al lancio della prima versione costavano 179 euro) per degli auricolari che “suonano male”? Mi sono posto anche io questa domanda per molto tempo (talmente tanto che erano intanto state introdotte le Air Pods di seconda generazione, con poche differenze rispetto alla prima) e, alla fine, dopo molti test mi sono deciso all’acquisto del mio paio personale di Air Pods passando sopra al problema della forma dell’auricolare (identica a quella delle vecchie Ear Pods) per acquisire la comodità data dalla già citata integrazione nell’ecosistema (le cuffie si collegano in automatico al device Apple che in quel momento sta riproducendo dell’audio) e per la qualità audio nelle chiamate. Esatto, un altro motivo per cui vale la pena spendere oltre cento euro (le mie Air Pods grazie alle offerte che si trovano dopo un po’ di tempo dal lancio sono costate poco più di 100 euro) per degli auricolari wireless è anche per la tecnologia di soppressione dei suoni indesiderati durante le chiamate. Non proprio facilissimo, tenuto conto che i microfoni sono posti vicino al padiglione auricolare e non vicino alla bocca di chi sta parlando.

I miei problemi con gli auricolari in-ear

Così come con la forma degli auricolari Apple ho sempre avuto problemi anche con le cuffiette in-ear. Qua il mio problema non era tanto che l’auricolare cascasse dall’orecchio, quanto più che per tenerlo in sede dovevo spingerlo talmente in fondo da provocarmi un fastidioso mal di testa dopo pochi minuti di utilizzo. Capite bene che non è possibile utilizzare degli auricolari con questo problema di fondo. Sicuramente il problema è dovuto alla forma del mio padiglione rispetto alla forma dell’auricolare, insomma, bisogna trovare l’auricolare in-ear perfetto per sé (oppure farselo costruire su misura, ma date un occhio ai prezzi…). Non ho mai dunque utilizzato veramente degli auricolari in-ear, nonostante diversi tentativi.

Le Air Pods Pro

Ecco che Apple, il 28 ottobre 2019, decide di entrare a gamba tesa nel mercato a cui lei stessa aveva dato la spinta iniziale presentando l’evoluzione delle Air Pods: le Air Pods Pro. Auricolari in-ear, con le stesse funzionalità delle Air Pods e molto di più, la funzionalità di cancellazione attiva del rumore, di cui io sono un grandissimo fan sin dai primi modelli di cuffie consumer Bose, infatti ero già entrato in possesso della mia cuffia a cancellazione attiva del rumore Sony, ma questi sono auricolari, hanno la cancellazione del rumore e tutte le altre funzioni “magiche” delle Air Pods. Decido dunque di dargli una chance.

Il verdetto è positivo, ma spietato. Sono perfette, ma anche loro non mi stanno nelle orecchie. Non mi provocano mal di testa, ma mi cadono. Per un prezzo di quasi 300 euro inutile prendersi in giro, ho dovuto effettuare il reso.

I miei auricolari (con cavo) sportivi

Per tutti questi anni in cui ho peregrinato alla ricerca dei perfetti auricolari wireless, durante l’attività sportiva, collegati al mio iPod shuffle, ho sempre utilizzato un paio di auricolari da pochi euro, della Philips, che hanno una specie di pinnetta per tenere l’auricolare saldo dentro l’orecchio.

Assolutamente perfetti, tanto che ne ho comprati un secondo paio da utilizzare dopo che il primo ha esaurito la sua vita utile.

Le Beats Fit Pro

Ora vi prego di guardare questa immagine.

Questi sono gli auricolari oggetto di questo articolo, le Beats Fit Pro. Per chi non lo sapesse la Beats è un’azienda che produce cuffie e auricolari strizzando l’occhio da sempre agli utenti Apple. Tanto che nel 2014 Apple ha deciso di acquistare la società.

A novembre dello scorso anno Beats ha presentato questo modello di auricolari true wireless con lo stesso chip e dunque le stesse funzionalità delle Air Pods Pro. Ma con una differenza nel design, che per me fa tutta la differenza del mondo. La pinnetta per assicurare la stabilità dell’auricolare nel padiglione auricolare.

Pochi giorni fa questo modello è stato reso disponibile per l’acquisto anche in Europa e io non ho tardato ad accaparrarmi il mio paio personale. Assolutamente perfette! Finalmente gli auricolari che stavo cercando: funzionalità tecnologiche al top (pagando il dovuto, ovviamente, non sono auricolari economici), stabili nell’orecchio, perfettamente integrate con i miei device Apple.

Che dire di più? Le considerazioni audio valgono poco secondo me, se volete ascoltare musica in alta fedeltà qualsiasi tipo di auricolare non è la scelta ottimale, se avete bisogno di un paio di cuffiette da utilizzare nella vita di tutti i giorni, beh, dategli una possibilità!

Cavi aftermarket: i miei preferiti sono gli Unbreakcable

Tempo fa ho conosciuto tramite degli annunci online questa azienda che produce accessori aftermarket per iPhone e altri modelli di smartphone più diffusi. Ho avuto la possibilità di testare i loro cavi in più di un’occasione e, visto che li ritengo di ottima qualità e che vengono proposti a un prezzo accessibile, vi lascio qua la mia opinione sui loro prodotti (o almeno quelli che ho avuto modo di testare) in modo che se state cercando dei cavi aftermarket per il vostro smartphone possiate avere delle informazioni per scegliere bene.

Disclaimer

I prodotti di cui parlo mi sono stati forniti dall’azienda Unbreakcable dopo che io stesso ho manifestato nei loro confronti un interesse avendo acquistato io stesso dei loro prodotti in passato ed essendomi trovato bene. Scrivo questa recensione dopo aver provato i prodotti per diverse settimane di utilizzo reale nella mia vita di tutti i giorni (volete sapere cosa penso dei recensori “tech” che tanto spopolano oggigiorno? Scrivimelo nei commenti e magari preparo un articolo di opinione a riguardo).

Come mai acquistare devi cavi aftermarket?

Nella mia esperienza i cavi originali di diverse marchi si sono rivelati fragili alla prova del tempo (anni di utilizzo intenso) e, soprattutto in casa Apple, rimpiazzare i cavi rotti con i loro fratelli originali risulta assai costoso per ottenere un prodotto identico a quello che avevamo: fragile o, quantomeno, più fragile di altri cavi che vengono proposti da aziende diverse.

Un altro aspetto riguarda la lunghezza: i cavi che vengono forniti con i device sono di solito di lunghezza compresa tra 0.8 e 1 metro, ma avere un cavo più lungo ci permette in molti casi di organizzare meglio il nostro spazio in casa oppure di poter affrontare ogni posizionamento di prese quando siamo lontani da casa per esempio in qualche albergo.

Che dire dell’utilizzo dello smartphone come navigatore stradale? Con l’avvento dei piani dati molto generosi basta acquistare un supporto per smartphone per avere un navigatore satellitare sempre aggiornato e a costo praticamente zero. Ovviamente tenere lo schermo sempre acceso provoca lo scaricamento veloce della batteria dunque se dobbiamo guidare per molto tempo sarà bene prevedere una soluzione per caricare il telefono in auto.

Cavi rivestiti

La grande differenza tra i cavi “originali” e quelli che preferisco acquistare io è il rivestimento che può essere in tessuto oppure in nylon. In entrambi i casi il cavo risulta decisamente più resistente rispetto a un cavo in plastica/gomma di tipo standard. Ho avuto modo di provare i cavi lightning Unbreakcable sia da 1 metro che da 2 metri e la loro robustezza è ottima. Entrambe le lunghezze sono disponibili in bianco e in nero.

Anche fuori da casa Apple ho testato i cavi Unbreakcable di tipo USB C e anche loro hanno le stesse proprietà di durabilità e resistenza.

Caricare il telefono in auto

Il modo migliore è affidarsi alla presa “accendisigari”. Unbreakcable anche in questo caso propone per iPhone un accessorio molto intelligente dotato di cavo lightning a spirale in modo da occupare solamente lo spazio necessario e non avere un cavo sparso per l’abitacolo che in alcuni casi può anche risultare pericoloso per la guida. Lo stesso accessorio propone anche una porta USB A per poter collegare un cavo a piacere e caricare un secondo device.

Un appunto per questo accessorio: la presa per l’accendisigari è risultata troppo lunga e instabile per il connettore presente sulla mia automobile. L’accessorio non rimane in posizione e risulta dunque inutilizzabile. Verificate dunque di avere la presa abbastanza lunga altrimenti vi dovrete orientare verso prodotti diversi e compatti come questo connettore a cui poi collegare un cavo normale.

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